Riflessioni

Talete

Platone raccontava di come Talete, filosofo greco, intento a guardare le stelle cadde in un pozzo e per questo venne preso in giro da una servetta trace. Convinta che fosse troppo occupato a capire cose lontane per vedere quello che aveva intorno.

Qualche giorno fa, camminavo per strada e una ragazza quasi mi veniva addosso perchè intenta a guardare il cellulare. Non è la prima volta che mi accade e di certo non è successo solo a me. Ma questo mi ha fatto riflettere.

La correlazione fra i due è sorta quasi spontanea, parlando di questo episodio ad un amico. Poi mi sono messa a pensarci meglio.

Davvero noi siamo quelli evoluti? Davvero con la tecnologia la nostra vita è migliorata? Beh di fronte a questo esempio non mi sembra proprio. La bellezza di occupare il proprio tempo pensando a cosa ci fosse tra le stelle, a porsi domande sul mondo, sulla vita, su cose non strettamente legate ai problemi quotidiani, messa a confronto col riempirsi la mente di audio vocali, foto altrui o video dai contenuti piuttosto scarsi, mi intristisce.

Viviamo ormai in una società governata dal vuoto. Non demonizzo ogni aspetto della tecnologia, ci mancherebbe. Se questa non ci fosse io non starei rendendo accessibili le mie opinioni, ma di certo anche l’utilità di questo mi è dubbia. Siamo spinti infatti a pensare che la tecnologia ci sia indispensabile nella vita, il cellulare ci serve, perchè possiamo parlare con le persone a cui teniamo e possiamo anche in caso di necessità chiamare qualcuno, cercare informazioni o ottenere indicazioni stradali, meteo e chi più ne ha più ne metta.

Ma è davvero così? Per me no. Per me l’essere sempre connessi, non ci connette proprio con nessuno. Prendiamo una normale uscita con gli amici. Se davvero usiamo whatsapp o le varie piattaforme per sentire le persone che vogliamo nella nostra vita, come mai i cellulari sono sempre sul tavolo? O peggio, in mano alle persone presenti?

A me è capitato più di una volta di essere in pizzeria con i miei amici e di vedere i loro sguardi furtivi controllare il telefono o appunto, rispondere alle varie notifiche. Partiamo dal presupposto che per me è maleducazione anche solo controllare il telefono, perchè fa pensare che tu stia aspettando qualcosa che ti distragga dalla compagnia che hai intorno al momento. In secondo luogo mi chiedo quale sia il senso di vedersi di persona se intanto non si è più capaci di interagire senza uno schermo davanti?

Un problema di tutto questo è dato dal fatto che non sappiamo più riconoscere il tempo. Puntiamo tutto sull’immediatezza. Quindi non ci può essere una distanza, un momento vuoto, una pausa. Se qualcuno ci scrive, rispondiamo, andiamo in paranoia se l’altro non risponde altrettanto celermente. Siamo costantemente occupati da social, app, foto e video, da non renderci conto di ciò che ci sta intorno.

Siamo come Talete, ma maledettamente più insignificanti.

La tecnologia per me è come una droga che colpisce le capacità cognitive e relazionali. Sostituisce gran parte del nostro pensare, della nostra memoria, delle nostre azioni più semplici. Ormai si può fare molto di più del “necessario”. Si possono conoscere persone, si possono anche vedere, senza mai conoscerle, ne vederle davvero. Si possono esprimere opinioni ovunque, anche quando non si ha niente da dire. E si può evitare di avere pensieri propri, perchè sicuramente c’è già qualcun altro che ti suggerisce come vestirti, cosa pensare, cosa mangiare, cosa guardare, cosa leggere e cosa ascoltare.

Invidio la sbadataggine data dal guardare il mondo che ci circonda davvero. Invidio il tempo nel quale ci si fermava ad ammirare le stelle, nel silenzio della notte, e ci si chiedeva cosa c’era oltre noi, cosa c’era stato prima e cosa ci sarà dopo. Invidio Talete, perchè queste giovani copie di lui mi mettono davanti ad una realtà che non sento mia e nella quale devo vivere.

A voi capita mai di incontrare queste persone in giro? Che rapporto avete con la tecnologia? Con i social? Invidiate anche voi come me Talete? E le stelle, quelle le guardate mai?

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