In questa ultima settimana mi sono ritrovata a pensare spesso alla percezione che io ho di me stessa, complice anche il libro che stavo leggendo: “Le sette morti di Evelyn Hardcastle” di Stuart Turton, di cui vi parlerò a breve.
In questo libro infatti il protagonista si ritrova in corpi diversi dal suo, rimane quindi solo un pensiero, spesso anche piuttosto incerto sulla sua veridicità.
Non so se vi capita mai, di avere un’immagine di voi nella vostra mente, che però non corrisponde all’immagine reale che vi rimanda lo specchio o le persone intorno a voi. A me capita da quasi sempre. La mia immagine non mi corrisponde.
Arrivata a questa consapevolezza, mi sono sempre rifugiata nella mia immagine mentale, quella fatta di fantasia, come una sorta di alter ego che vorrei diventare un giorno. Ecco, una cosa sbagliatissima. Sicuramente avere un modello, dei desideri e delle ambizioni a cui aspirare è importantissimo, ma devono comunque essere centrate su un piano reale.
Si rischia, sennò, di avere uno specchio nella mente, che rimanda l’immagine che vogliamo. E questo fa si che perdiamo di vista la nostra vera immagine e finiremo col non cambiarla mai, perchè stregati da uno specchio ingannevole.
Rompere lo specchio che abbiamo è fondamentale, per quanto traumatico. Vedere davvero come siamo, com’è la nostra vita, quali sono state le nostre scelte, i fallimenti, le vittorie, i pregi e i difetti è l’unico modo per tendere al miglioramento.
Dopo aver fatto questo ragionamento, ne è sorto un altro. Mi sono accorta che non esiste in me solo lo specchio del piano fantastico, quello che mi permetteva di crearmi un immagine della mia vita perfetta, ne esistono altri.
Esistono altri specchi nella mia mente, che creano una sorta di casa degli specchi, come quelle dei luna park, ed ogni specchio rimanda una versione distorta di me.
La percezione che hanno gli altri di me è uno specchio. Anche ingombrante per quanto mi riguarda. Spesso mi sono resa conto che alcuni miei modi di fare derivavano da quello che gli altri mi attribuivano. Per farvi un esempio, se per loro ero una bambina irruenta ed esuberante, finivo per comportarmi così, pur non essendola. Si instaurava un meccanismo dettato dagli attributi che gli altri avevano bisogno che io avessi, tale da assecondarlo.
Un altro specchio che mi sono accorta di avere è quello dell’inconscio. La mia mente spesso gioca ad illudermi. Spero che la vostra non sia così. Quindi oltre a farmi idealizzare la mia vita, secondo i miei canoni di perfezione, proietta anche false immagini di me, che io credo siano vere. Come se ci fossero due specchi differenti, uno palesemente fantastico e l’altro più subdolo. Si avvicina alla realtà, ma non la è. Enfatizza lati del mio carattere, scelte e quant’altro, solo per darmi la percezione di fare qualcosa, anche se non la sto facendo.
Per semplificare è come quando sognate di dover bere, o di dover andare in bagno, magari nel sogno riuscite anche a farlo, ma è qualcosa che vi sfugge sempre, e persiste, in quanto non lo state facendo davvero, è solo un sogno. Vi arrivano gli impulsi, ma anzichè svegliarvi subito, la vostra mente, il vostro inconscio, vi inganna per un po’.
Così è per me, nella vita che sto vivendo. Una gigantesca illusione, formata da specchi che rimandano immagini tutte diverse, ma mai reali. Per questo, nonostante sia uno degli strumenti di maggior “tortura” e confronto per l’uomo, mi limiterò a osservare la mia immagine nello specchio del bagno. Che per quanto faccia male, è quella reale e la più difficile da sostenere, ma anche l’unica che posso cambiare davvero.
Non abbiate paura di rompere gli specchi, quelli mentali, nè di vederli. Questo post probabilmente apparirà confuso e strano, ma serviva a me, più che a voi.
A tanti anni di fortuna!