Cari crostacei, ho finito da poco di leggere “Le sette morti di Evelyn Hardcastle” di Stuart Turton, libro scelto per la prima tappa della reading challenge ecologista “#INVIAGGIOCON NĀMAKA ”, che si conclude proprio oggi, 20 Giugno.
Romanzo di esordio, per questo scrittore inglese, dal successo ormai acclamato. Infatti è stato ampiamente consigliato per l’originalità nel mondo social.
Per chi non facesse parte degli informati; si tratta di un romanzo giallo, ambientato nella residenza di Blackheath House. I signori Hardcastle, a distanza di anni dal tragico omicidio del figlio, decidono di tenere un ballo riaprendo la ormai decadente villa, invitando nuovamente tutti i presenti per celebrare il ritorno da Parigi della figlia Evelyn. La particolarità della trama sta nel fatto che noi veniamo catapultati nel pensiero di un uomo che non si sveglia nel suo corpo. Non ricorda nulla, è sperduto nella foresta, ferito e spaventato. Solo lentamente gli verrà spiegato che il suo compito è di risolvere l’omicidio di Evelyn che si terrà la sera stessa. Nel caso non ci riesca, ricomincerà il giorno dopo, in un eterno ripetersi degli eventi, nel corpo di un’altra persona, così per 8 incarnazioni totali. Allo scadere degli otto giorni, ripartirà dal primo giorno, svegliandosi nuovamente senza ricordi.
Devo dire che è un libro veramente originale, pieno di colpi di scena e impossibile da risolvere, perché oltre la comune concezione del “giallo”. Forse è questo il pregio e il difetto stesso, la continua sorpresa, il cambio di rotta, l’inaspettato. Sicuramente frustrante, per chi come me gioca a risolvere il caso prima della soluzione, ma anche divertente perché in continuo mutamento, senza scelte banali o scontate.
Non potendovi parlare approfonditamente del contenuto del libro, in quanto tutto sarebbe spoiler, mi concentrerò su quello che mi ha lasciato.
Chi non ha mai desiderato svegliarsi in un altro corpo? In un’altra vita? Chi non ha, almeno una volta, pensato che se non fosse così com’è, tutto sarebbe più semplice, diverso, migliore? Beh io si, ed anche parecchie volte. Delle volte mi fissavo allo specchio, chiedendomi se il mio viso, il mio corpo, fosse davvero il mio o solo un “involucro” che potevo cambiare senza saperlo. Pensieri strani a parte, questo libro mi ha aperto molte riflessioni. Il protagonista ha ben 8 persone diverse in cui svegliarsi, 8 modi differenti di pensare, 8 vite completamente distinte l’una dall’altra, 8 corpi che non si somigliano per nulla. Eppure solo mantenendo la componente della sua persona riesce a tenere un punto fermo, in questo gigantesco susseguirsi di eventi e caratteri. Prende solamente il necessario dalla persona che lo ospita, dai suoi metodi di ragionamento, il resto lo lascia da parte. Questo per quanto banale, mi ha insegnato molto. Per migliorare la nostra persona, si potrebbero cambiare infiniti corpi, ma solo nella nostra dimensione potremmo cambiare davvero. Le influenze esterne, di amici, parenti, società, bisognerebbe viverli come le 8 persone del romanzo, prendendo solo il necessario per noi, il restante metterlo da parte.
Questo libro è capito nel momento migliore in cui potesse capitare, chiamatelo se volete un allineamento astrale, un colpo fortuito. Mi trovo in una situazione personale in cui mi sento come a Blackheath House, intrappolata in un loop continuo, di azioni e situazioni che si ripetono inesorabilmente, senza capirne il senso, senza capire come cambiare gli eventi. E’ stato sofferente a volte leggerlo, perché si ripercuoteva sulla percezione che ho della mia vita. Come se io stessa dovessi trovare un modo per uscirne, come se fosse importante che il protagonista trovasse una soluzione, per lui e per me. A volte, raramente, i libri per me sono questo, specchi di mie fotografie. Questo è un romanzo che mi porterò dentro per molto tempo, forse per sempre, ed è un libro che porterà dentro anche un pezzetto di me, lo costudirà al posto mio.
Non posso che consigliarlo, se amate i gialli, ma anche per un aspetto più introspettivo. Non credo che possiate viverlo con la mia stessa intensità, ma credo che sia un bel libro a prescindere e che anche nella generalità può lasciare degli spunti di riflessione.
Se lo avete già letto, non esitate a dirmi cosa ne pensate, nei commenti!
Un pensiero riguardo “Le sette morti di Evelyn Hardcastle”