Recensioni

Il segno dei quattro

Ciao crostacei! Come state? Io ho finito da qualche giorno di leggere “Il segno dei quattro” di Arthur Conan Doyle, libro scelto per la seconda tappa della reading challenge #INVIAGGIOCONNĀMAKA.
È il secondo romanzo che leggo sia dell’autore, sia appartenente al personaggio di Sherlock Holmes.
Sicuramente sono di parte, io il signor Holmes, lo ammiro da una vita e tornare al 221 B di Baker Street è come tornare a casa.
Doyle riesce, tramite la narrazione, a creare un’atmosfera serena. Nonostante siano gialli, sono letture rilassanti e piacevoli. Sherlock Holmes è il personaggio letterario a cui io mi affido totalmente. So che riuscirà a trovare la soluzione, che col suo modo metodico di vedere le cose, seguirà il filo fino al punto di origine. Noi che leggiamo dal punto di vista di Watson, non ci preoccupiamo troppo di trovare la soluzione, anche perché non ci vengono forniti preventivamente tutti gli elementi, quindi ci limitiamo ad osservare un genio all’opera, sentendoci fortunati di averlo come amico. Il rapporto fra Sherlock e Watson è uno dei più belli della letteratura, è un’amicizia vera. C’è accettazione, nonostante attraverso i film il divario viene molto più accentuato.
“Il segno dei quattro” racconta di un misterioso tesoro, trovato anni prima in un paese indiano e spartito tra quattro uomini, origine del titolo per l’appunto. Ma le cose vanno storte. Ci ritroviamo a Londra, anni dopo, in compagnia di uno Sherlock annoiato e di Watson che vorrebbe non prendesse altra cocaina, quando Mary Morstan, chiede il loro aiuto. A seguito di misteriosi regali ricevuti anonimamente, a scadenza regolare, la ragazza ha ricevuto un invito, al quale presentarsi con due accompagnatori, per discutere di un ingiustizia subita.
Con rinnovato entusiasmo Sherlock accetta il caso, che si evolverà sempre più inaspettatamente. 
In questo romanzo finalmente facciamo la conoscenza della futura moglie di Watson, Mary. Assistiamo al frettoloso, ma pur sempre romantico, corteggiamento tra i due.
Consiglio ovviamente il libro, in quanto le avventure e le storie che si susseguono sono carine ed avvincenti. La scrittura di Doyle è bellissima, rilassante ma mai noiosa. E se vi serve un altro motivo, la sconfinata intelligenza e ironia di Sherlock Holmes non si possono proprio perdere.

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